DIARIO DI VIAGGIO: da Imer a Castellina in Chianti in bici
Come arriva questa pazza idea?
Tutto è iniziato una mattina mentre scendevo dal rifugio Pedrotti, in Rosetta, dove lavoravo quest’estate. Mi ero iscritta qualche settimana prima per ripetere un workshop di Respirazione Olotropica tenuto dalla bravissima Claudia Panico e dal suo Team, ma prima del corso avevo in mente una piccola vacanza, dopo la stagione estiva.
Così, mentre camminavo tra e mie amate montagne, è arrivata, non so da dove, l’idea di raggiungere la sede del corso vicino a Castellina in Chianti, attraverso un viaggio in bicicletta.
Decido immediatamente che può essere un’idea buona, se non altro perché il solo pensiero mi mette addosso un gran entusiasmo, una sorta di brividi per tutto il corpo che ormai ho iniziato a riconoscere.
E quindi viaggio in bici sia!
Così sono partita circa una settimana prima dell’inizio del corso da casa mia a Imer, facendo tappa a Padova, Ferrara, Bologna, Fanano, Lago di Suviana, Firenze, per arrivare, in fine, al bellissimo Podere La Valle, vicino a Castellina in Chianti. Per il percorso ho fatto per lo più fede ai percorsi proposti da Komoot. È abbastanza intuitivo da usare, ma bisogna fare attenzione ai dislivelli, perché sovente propone delle strade un po’ assurde, solo per percorrere scorci interessanti, senza calcolare che con le borse i terreni troppo ripidi o sassosi sono un po’ difficoltosi.
11 Ottobre: da Imer a Rubano
km 108. Dislivello 800 mt.
Si parte!
Me la prendo c
omoda il giorno della partenza: c’è il sole
, ma la mattina è fredda, così mi attardo in un po’ di faccende di casa, poi finalmente esco e carico la bicicletta.Sembra tutto a posto, anche se il carico , alla fine, supera i quindici chili.
Mi avvio scendendo per la strada dello Schener, le gallerie, scendendo, si riescono a passare all’esterno. È piuttosto freddo e la semi discesa non mi permette di scaldarmi. Supero Agana ed arrivo ad Arsié prima di poter togliere la giacca e proprio in quel momento vedo arrivare un altro ciclista.
Anche lui si ferma per controllare il percorso, così facciamo conoscenza. Si chiama Matthias, è partito giorni fa da Monaco ed è diretto a Pistoia dove vive e lavora come architetto. Andiamo nella stessa direzione, quindi decidiamo di proseguire insieme, raccontandoci dei nostri progetti, dei viaggi passati, delle nostre vite.
La salita alla Rocca mi riscalda poi una strada piena di foglie ci fa sbucare vicino a Cismon. Imbocchiamo il ponte di funi sopra il Brenta e ci spostiamo alla destra del fiume. Il traffico è scarso, la strada leggermente in discesa e facilmente raggiungiamo Bassano dove ci fermiamo per un panino e qualche chiacchiera in centro.
Bassano è sempre accogliente e la sensazione piacevole di essere finalmente partita mi pervade. Nel ripartire facciamo un po’ di fatica nel ritrovare la strada e rischiamo di finire in strade non adatte alla bici: non è il momento di chiacchierare, ma di focalizzarsi sulla mappa del telefono, per non sbagliare gli incroci!
Avvicinandoci a Cittadella, Matthias vuole puntare verso il centro per vedere le mura visto che ha un lavoro da svolgere per il comune di Pistoia sulle mura della città. Il centro di Cittadella è pulito e ordinato, ma il tempo scappa: sono già le 16 e più di 20 chilometri all’arrivo.
Mentre attendiamo l’apertura di un passaggio a livello ci salutiamo: Matthias procede sulla strada più veloce perché vuole guadagnare ancora un po’ di chilometri. Il mio percorso si sposta nelle campagne, a tratti segue sentieri, in altri momenti torna su strade asfaltate, ma sempre poco trafficate. A momenti il segnale non è preciso e finisco in un sentiero dismesso, ma ben presto ritrovo la strada corretta.
Comincio ad essere stanca: cento chilometri non sono pochi con l’allenamento che ho alle spalle e il sellino della bici comincia ad essere scomodo. La bellezza del tramonto mi distoglie da fatica e dolore e decido, all’arrivo, di fare una tappa ai Blues per una meritata birra. È un orario in cui potrei trovare l’amico Fincato e mi farebbe piacere salutarlo.
Quando arrivo al locale mi dicono che se ne è appena andato, quindi gli faccio uno squillo e dopo poco ricompare. Ci raggiunge, dopo breve, anche Pol (mio figlio) reduce da una lezione di guida. Lasciamo il bar che è sceso il buio, meno male che sono ormai vicina a casa.
Doccia e un’ottima pasta con zucchine e feta fatta da Pol mi rimettono in sesto. Bella questa prima giornata!
12 Ottobre: da Rubano a Ferrara
Km 87. Pianeggiante.
Mi sveglio con la nebbia. Rallento le mie attività del mattino per partire con più visibilità, ma alla fine sono le 10.30 passate!
In breve raggiungo l’argine del Brentella, poi l’argine opposto all’Ipercity che mi porta fino a Battaglia Terme. È umido, non un granché, mi fa male il sedere e le ginocchia. La mia mente inizia a propormi alternative tipo il treno, ma per fortuna mi soffermo su ciò che vedo nel percorso.
Monselice, Schiavonia dove mi fermo per un ottimo caffè. Per pranzo (ormai sono le 14) arrivo a Rovigo dove mangio un ottima insalatona. Il percorso continua seguendo il Po. Ancora una volta il sole al tramonto mi accompagna negli ultimi chilometri ed è uno spettacolo.
Mentre mi avvicino a Ferrara, per una frenata improvvisa rompo il cavo di ricarica del cellulare, quindi la priorità diventa arrivare in centro e comperarne uno, poi cercare un posto per la notte. Ho mandato diversi messaggi su Couchsurfing e su Warmshower, ma nessuno ha risposto…mi chiedo se funzionano veramente queste piattaforme!
Più mi avvicino al centro e più questa città mi affascina: parchi enormi, alberi, biciclette ovunque, arte e architettura, bei localini, negozi curiosi.
Trovo il negozio per il cavo e mentre aspetto il mio turno, chiamo una pensioncina che ho visto arrivando. Trovo l’ultima camera e il padrone mi propone di attendere per l’acquisto del cavo perché è convinto di riuscire ad aiutarmi.
Ed è così! Arrivata alla pensione trovo una camera accogliente, una bella doccia ed un cavo in omaggio. 🙂
Riparto a piedi per un giretto nel bellissimo centro e scopro un locale che mi ispira molto: L’Osteria Cucina&Vino.
Garganelli alla Norma e un calice di Negroamaro allietano palato e stomaco in questa lieta cena in solitaria.
13 Ottobre: da Ferrara a Bologna
Km 60. Pianeggiante.
I piani sono fatti per essere modificati!
Mi rendo conto che è venerdì e che avevo un invido per l’indomani all’inaugurazione della mostra di Irene Tabanelli, a Fanano, così decido di non proseguire fino a Sasso Marconi, ma di fermarmi a Bologna dall’amica Elisa, poi raggiungere Fanano con i mezzi.
Felice della modifica di percorso fatto, parto tranquilla da Ferrara per una tappa che si prevede leggera. Il terreno è pianeggiante, forse un po’ troppo, a dir la verità, quasi da divenire un po’ noioso.
Passo per Malalbergo, poi nel comune di Bentivoglio scopro che il percorso entra nella Riserva Naturale Ex Risaia di Bentivoglio. Devo procedere piano perché a tratti la strada diventa single track ed è piuttosto sconnessa e polverosa. La riserva è piena di uccelli nascosti nel verde che scopro grazie ai loro fantasiosi gorgheggi.
A Bentivoglio mi fermo un bel po’ per un panino e per pianificare il cambio di percorso per i prossimi giorni poi riparto costeggiando il Canale Emiliano Romagnolo e ciò che trovo nelle immediate vicinanze di Bologna mi affascina e mi inorridisce allo stesso tempo.
La vegetazione lungo il canale è rivestita da una sorta di ragnatela spessa, bianca, che collega una pianta all’altra. Se non fosse per gli splendidi giochi di luce che si creano con i riflessi del sole, sembrerebbe un terribile incantesimo.
Non so da cosa sia causata, se da una malattia, da qualche bruco o ragno, ma il risultato è davvero singolare.
Bologna è piuttosto grande da attraversare, per fortuna una fitta rete di piste ciclabili mi tiene fuori dal traffico e ci metto un’oretta ad arrivare a casa di Elisa che mi sta aspettando.
Dopo una bella doccia e un breve riposo, usciamo per un giro in centro. Le strade sono veramente piene di gente e mi stupisco delle code fuori dai locali per entrare. Elisa mi porta in uno dei suoi bar per aperitivi preferito ed anche lì dobbiamo attende un po’, prima che un tavolo si liberi un tavolo.
Nell’osservare la gente ciarliera, le vetrine ricolme e le file in attesa di acquistare tortellini e pasta fresca, mi vengono in mente i versi della Bologna di Guccini:
Bologna è una ricca signora che fu contadina
Benessere, ville, gioielli E salami in vetrina…
In pieno adattamento agli orari della città, ceniamo tardi e ci attardiamo in chiacchiere. Domani mi sveglierò con calma. 🙂
14 Ottobre: trasferimento a Fanano
Avevo inizialmente pensato di farla in parte in bicicletta partendo da Vignola, ma poi ho cambiato idea e mi sono presa una giornata di riposo: treno fino a Vignola e poi corriera.
Mentre faccio il biglietto per la corriera una simpatica signora mi racconta della festa che proprio in questi giorni si tiene a Fanano: il tema è l’autunno ed il centro è addobbato con castagne e foglie colorate di ogni tipo.
Alla stazione vedo anche alcuni giovani e chiedo loro se sono lì per la mostra di Irene. Ho fatto centro! Ben presto facciamo amicizia ed arrivati a Fanano andiamo tutti insieme a trascorrere il resto del pomeriggio in un bellissimo angolo di natura, consigliato da Irene, con un bellissimo torrente incastonato tra rocce formose e una lussureggiante vegetazione.
Alle 18 inizia l’inaugurazione ed è emozionante vedere il volto felice di Irene e dei suoi genitori. Il titolo della mostra è “Ciò che resta”: partendo dalla tristezza delle guerre il ciò che resta è ciò che vince la forza di gravità perché Irene dipinge le sue tele ponendole sul soffitto di una stanza.
Coinvolgente è stato vedere come lavora, entrando in quello che lai ha creato, un “artbox”, struttura in nylon dove si rinchiude, bardata come un medico ai tempi del Covid, per poter usare colori e materiali come meglio crede: pennelli, spry, lanci di colori o di altri materiali.Ciò che resta è ciò che rimane a contatto con la tela, lasciando il tempo all’osservatore di sentire su di sé il risultato dell’opera stessa,
Finita l’inaugurazione, con la banda degli amici ritrovati per festeggiare Irene, ci siamo diretti nella bellissima casa tra le colline, piena di libri, di lavori manuali che spaziano dalla cura per il territorio che la avvolge, all’arte, allo sport.
In un lavoro di equipe abbiamo fatto fuoco nel forno del pane e farcito delle ottime basi che abbiamo poi finito di cuocere.
Musica, parole, progetti, ricordi, si sono susseguiti sotto le stelle fino a tarda notte, in un ambiente magico.
15 Ottobre: da Fanano a Lago di Suviana
Km 43. Dislivello 1180 mt.
Si riparte.
Pedalo diversi chilometri in strade e sentieri di campagna prima di rientrare nel mondo. C’è aria d’autunno, oggi. Le foglie comincino a cambiare colore e il vento le spinge in giro. Come da legge di Murphy, il vento è sempre contrario e le strade, già in salita, si fanno ancora più faticose.
Un valico dopo l’altro, la strada mi porta a Lizzano, a Porretta Terme dove mi fermo per uno splendido panino in un’accogliente macelleria che offre semplici piatti. Fuori dal locale alcuni tavoli sistemati sulle botti accolgono gli affamati ed offrono un piacevole ristoro.
Da Porretta Terme al Lago di Suviana la strada si impenna e gli ultimi chilometri sono davvero impossibili in sella. Anche a spingere la bici, carica, devo fermarmi più volte a prendere fiato finchè non raggiungo la strada provinciale che mi porta al paese di Badi.
La gentilissima Filomena mi mette a disposizione un piccolo appartamento che affitta tramite Airbnb. Ha tutto ciò che mi serve: un deposito per la mia bicicletta, un comodo letto, cucina per potermi rifocillare ed una graditissima vasca da bagno.
Faccio appena in tempo ad entrare con la mia roba in casa che sonori tuoni anticipano un freddo temporale che mi godo al calduccio. Appena in tempo! 🙂
16 Ottobre: da Badi a Firenze
km 68. Dislivello 710
L’aria è decisamente cambiata ed i saliscendi iniziali non mi permettono di scaldarmi. Mi proteggo con la giacca finché la strada comincia a salire. Il tragitto è chiuso alle macchine per il rifacimento di un ponte e, a parte un paio di operai, non incontro nessuno per chilometri.
La strada attraversa bellissimi boschi e affianca pittoreschi corsi d’acqua fino ad arrivare alla Riserva naturale bioetic di Acquerino e alla Cascina di Spedaletto, una sorta di centro visitatori. Essendo giorno infrasettimanale è tutto chiuso qundi proseguo lungo la breve, ma ripida discesa verso Tobiana e Montale che mi porta velocemente da 1000 a 100 metri di dislivello.
Finalmente a Montale trovo un bar aperto e mi concedo un ottimo caffè. La strada riprende con tratti di pista ciclabile che affianca la strada provinciale verso Prato. Nell’entrare a Prato una bellissima ciclabile nuova, pavimentata in rosso. È visibile l’orgoglio dell’amministrazione comunale che ha voluto sottolineare l’opera in più punti con la scritta: “Quando una cosa si vuole veramente, la si ottiene”.
La pista mi porta fino all’entrata del centro storico. ho messo come destinazione la chiesa di San Francesco e quando ci arrivo, scopro un locale ispirevole per sanare la mia fame. Mentre scendo dalla bici scopro che qualcosa non va: le borse mi cadono addosso!
Non faccio in tempo ad accorgermi cosa è successo, che due avventori del locale mi vengono in soccorso, mi aiutano a sganciare le borse, chiedono ospitalità per il mio bagaglio all’oste e mi accompagnano nel loro negozio di moda, dove, con una serie di brugole mi aiutano a modificare l’assetto del portapacchi rendendolo nuovamente stabile.
Torno al locale per recuperare i bagagli e ne approfitto per divorare uno splendido pane con finocchiona. Viaggiare muovendosi con le proprie gambe fa fare sempre incontri meravigliosi e ci mette nella non usuale condizione di chiedere aiuto. Quanto riusciamo a farlo nelle nostre vite frenetiche?
Con lo stomaco ed il cuore largamente soddisfatti, riparto per Firenze seguendo la ciclabile dedicata a Gino Bartali e poi quella che costeggia l’Arno.
Firenze mi affascina da subito. Sono ospitata da Diletta, amica di mio figlio Paolo, che mi accoglie con genuina freschezza e la sua festosa parlantina. Mi piacciono questi incontri intergenerazionali. Trascorrere del tempo con ragazzi dell’età dei miei figli m ifa vedere uno spaccato di gioventù che mi affascina.
Passioni, motivazione, cultura, arte, sono solo alcuni degli argomenti di cui parlano e mi piace ascoltare le loro voci mentre i loro occhi si illuminano e si entusiasmano anche per piccole cose.
17 Ottobre: Firenze, finalmente!
In già alcune occasioni avevo organizzato una visita a questa bellissima città, ma puntualmente qualcosa aveva fatto cambiare i piani. M questa volta no.
Una giornata intera, in solitaria, a godermi una delle più belle città della nostra meravigliosa Italia.
La mia giornata inizia con un appuntamento per colazione con una cara amica che non vedevo da qualche anno che poi deve tornare al lavoro. L’appuntamento alle 8 è a La Ménagère, un bellissimo locale che è anche negozio di fiori ed oggetti da regalo. Due ore di discorsi fitti fitti ci regalano un’ottimo inizio di giornata.
Poi Palazzo Vecchio e l’immancabile visita agli Uffizi. Passeggio, leggo, mi documento, osservo statue e dipinti che mi riportano ai tempi della scuola e dell’università. Il Duomo mi toglie il fiato, la Cupola del Brunelleschi mi fa pensare alla grandiosità di un cantiere di quella portata nel 1400! Un tesoro a cielo aperto, creato nel corso di sedici anni.
Nel pomeriggio mi sposto oltre Ponte Vecchio, nella parte più antica della città e mi riposo un po’ dal mio girovagare. Verso sera rientro a casa per poi ripartire con Diletta verso l’inaugurazione di una mostra fotografica in quello che era un bunker antiaereo ora trasformato in Rifugio Digitale. Quello che era un luogo di difesa alla crudeltà della guerra, è ora uno spazio espositivo per tutte le discipline artistiche, dalle arti espressive, alla fotografia, al cinema, fino alla letteratura.
La serata si conclude con una bella passeggiata verso casa ed un’ottima cena preparata dalla mia meravigliosa Host.
18 Ottobre: da Firenze a Podere la Valle (Castellina in Chianti)
km 39. Dislivello 890 mt.
Dopo tanti giorni di bel tempo non poteva mancare la pioggia!
Firenze è cupa e malinconica sotto la pioggia e partire sulla dueruote non è per nulla invitante. Per fortuna dopo colazione smette un po’ di piovere e decido di partire. Esco da Firenze da Porta Romana e percorro la Via Romea Senese. Ben presto riprendono le salite, che visto il clima, mi permettono di mantenermi al calduccio.
Il percorso tocca Tavernuzze, San Casciano in Val Pesa, il piccolo centro di Bargino e poco dopo, noto sulla destra grandi parcheggi. Cerco il senso di questo grande spazio per le macchine e mi accorgo che sulla sinistra, tra i filari di viti, si nota una sorta di struttura con tre grandi archi, a livelli diversi che si inseriscono silenziosamente nel terreno. È la Cantina Antinori, sede innovativa che consente la vinificazione, ma anche un’Accademia artistica e una Piattaforma di Arte Moderna.
Peccato che in quel momento la pioggia è battente e la struttura è chiusa al pubblico durante la settimana.
Proseguo non curante della pioggia, tanto la strada è in costante leggera salita fino oltre l’abitato caratteristico di San Donato ed io mi scaldo.
Gli ultimi dieci chilometri la pioggia battente mi inzuppa fino in fondo, ma so che al Podere La Valle troverò tutto ciò che mi serve per riscaldarmi, una camera accogliente, ottimi pasti ed una piccola ma accogliente spa con sauna, bagno turco e idromassaggio.
Sono a destinazione.
Ora inizia un nuovo tipo di viaggio: quello dentro me stessa attraverso la Respirazione Olotropica.
Non potevo arrivare fin qui in modo migliore. 🙂
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